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ANNO 2016

Laboratorio teatrale a cura di Danio Manfredini

Il percorso è aperto a principianti, allievi attori, attori professionisti, performer, danzatori

Il corpo come luogo fondamentale di ascolto ed espressione, esplorazione della vocalità, esplorazione della memoria emotiva come aspetti del training preparatorio dell’attore.

Considerazione delle fondamentali convenzioni appartenenti all’arte del teatro e consapevolezza del disegno complessivo che conduce alla recitazione di un’opera teatrale.

Contenuti e obiettivi del laboratorio

Un laboratorio a partire da Danio Manfredini e dalla sua personale esperienza artistica che si basa sulla ricerca delle possibilità espressive dell’attore, figura che egli concepisce come creatore, come materia viva il cui estro nasce da un profondo lavoro su di sé, dalla sua intimità e consapevolezza.

Il corpo come luogo fondamentale di ascolto ed espressione, esplorazione della vocalità, esplorazione della memoria emotiva come aspetti del training preparatorio dell’attore.

Considerazione delle fondamentali convenzioni appartenenti all’arte del teatro e consapevolezza del disegno complessivo che conduce alla recitazione di un’opera teatrale.

Orari e costi

Ogni partecipante dovrà portare un monologo estrapolato da testi pubblicati di teatro classico o contemporaneo (autori pubblicati entro l’anno 2000). Si richiede inoltre a ogni partecipante la conoscenza della parabola degli accadimenti dell’opera di cui fa parte il monologo.

I brani di recitazione saranno materiale di studio per gli allievi e verranno utilizzati come mezzo d’approccio alle opere teatrali, in un processo di scoperta che contempli la pratica del “non conosciuto”, intesa come avvicinamento all’atto della creazione scenica.

Frequenza | da lunedì 16 a venerdì 20 Maggio 2016
Orari | 10:30–13:30 • 14:30–19:30

Ammissioni | Il percorso è aperto a principianti, allievi attori, attori professionisti, performer, danzatori: inviare un proprio CV.

Danio Manfredini

Il percorso di formazione di Danio Manfredini risale agli anni ’70; la sua strada è caratterizzata dal rigore nella ricerca teatrale condotta fuori da ogni percorso codificato, apparentemente anarchico, ma basato su una ferrea disciplina etica ed espressiva. Punto di riferimento importante per il teatro di Danio Manfredini è la pittura, intesa nel senso più intimo e profondo di visioni interne che caratterizzano fortemente l’incontro tra il pubblico e l’attore, così come la sensazione che offre possibilità d’azione, di presenza nello spazio.

Tra le sue opere teatrali si ricordano La crociata dei bambini dal poema di Bertolt Brecht (1984), Notturno (1985), Miracolo della rosa (1988) con il quale vince il Premio Ubu ’89, il recital per sax e voce Misty (1989), La vergogna (1990), Tre studi per una crocifissione (1992). Nel ’97 presenta al Festival di Santarcangelo la prima parte del nuovo lavoro Al presente, che dal 1998 porterà in forma definitiva nei maggiori festival di tutta Italia. Un anno dopo vince il Premio Ubu ’99. Nel 2000 riprende, rivisto e corretto, lo spettacolo La vergogna a cui cambia anche il titolo in Hic desinit cantus, opera ispirata a Pier Paolo Pasolini e Jean Genet. Nel 2003 debutta al Festival Santarcangelo dei Teatri con Cinema Cielo.

Danio Manfredini ha partecipato ai seguenti spettacoli: Il muro, regia di Pippo Delbono (1991); Parsifal, regia di Cesare Ronconi, Teatro Valdoca (1999); Il silenzio, regia di Pippo Delbono (2000); Caino, regia di Cesare Ronconi (2010). Nella stagione 2006/2007 ha presentato una riedizione di Tre Studi per una Crocefissione.
Il 14 luglio 2007 ha debuttato Il sacro segno dei mostri, con cui Danio Manfredini ci conduce al cuore del suo universo, nell’atelier di pittura condotto per anni in un ricovero per malati psichiatrici. I suoi appunti presi durante i dodici anni di lavoro nei quali Manfredini ha condiviso la quotidianità di queste persone, sono diventati materiale per una toccante e sincera testimonianza. Ne è nato uno spettacolo di grande poesia, uno sguardo sull’umanità non privo di tenerezza e umorismo.
Nel 2012 debutta la produzione Il principe Amleto, da W.Shakespeare.

Mi apro a un percorso di lavoro teatrale che verte sul tema dell'attore di teatro e della sua vita. Metto a fuoco questo soggetto in un momento in cui sembra inutile, non necessario, occuparsi di teatro, di arte e di conseguenza dell'attore-autore-regista teatrale, figura che sembra in disuso. Pur accogliendo i progressi della tecnologia e il potenziale che offrono all'arte, ritengo centrale la figura dell'artista nella sua essenza umana scarna. Come il semplice che sta in una frase, in un canto, nella danza va a stagliarsi con il suo senso proprio dove tutto sembra morire. Fosse anche, come si dice, che il teatro è destinato a sparire, ci tocca dare luce al tramonto. Sarebbe comunque un privilegio, glorificare il momento del tramonto, così vicino al buio.

Danio Manfrediniriguardo il suo ultimo lavoro, Vocazione, intensa testimonianza/confessione sull'arte dell'attore, sulla vita, e sulla contaminazione dei due piani